
C’è un Paese al mondo che sta combattendo l’epidemia, ormai pandemia, da Coronavirus con un approccio che unisce scienza e tecnologia. È la Sud-Corea, il Paese dove una setta religiosa dedita alla segretezza, ha consentito all’epidemia di espandersi a macchia d’olio. Ma la patria di Samsung non si è fatto travolgere dal panico e da fenomeni di psicosi di massa, ma ha abbracciato un approccio che ora tutti chiamano la ricetta delle tre T: Traccia, Testa, Tratta (in inglese: trace, test and treat).
Partiamo dai test, la seconda T. In Sud-Corea si svolgono 20mila tamponi al giorno: un alto volume di tamponi mirati, mentre il tracciamento geo-localizzato mette in quarantena i cittadini. Le persone sintomatiche, con febbre e tosse, che temono di aver contratto il temibile Covid-19 si presentano in un parcheggio presso l’ospedale di Seul, tira fuori la lingua e il personale, con tute ad hoc e mascherine protettive per non contaminarsi, prende il tampone per effettuare il test.
La Sud-Corea non fa troppi tamponi, ma li fa seguendo un approccio scientifico: sapere per deliberare. Ma non finisce qui nel Paese dove si trova la capitale degli smartphone: non solo è importante testare, ma anche monitorare.
La Sud-Corea traccia. Il Paese asiatico ha preferito adottare la geo-referenziazione dei casi di contagio, identificando i singoli focolai su mappe. Un uso sapiente della tecnologia ha aiutato la Sud-Corea a contenere ed arginare la diffusione da Coronavirus, dimostrando che l’IT salva la vita, nel rispetto della privacy. Ammettiamo che è molto triste dover stampare in Italia obsolete ed anacronistiche auto-dichiarazioni su modulo cartaceo, quando tutti abbiamo in tasca uno smartphone ed applicare la geo-localizzazione avrebbe risolto molte problematiche.
In Corea del Sud, dopo l’esplosione iniziale, la curva dei contagi prima si è stabilizzata, ma presto ha già iniziato a flettere. Finora sono morti 66 pazienti su 7800 (contro i nostri 827 morti su circa 12500 contagi). Il tasso di mortalità è dello 0.7%. La strategia sudcoreana, che è stata impostata sul trattamento della Middle East Respiratory syndrome (Mers), l’epidemia del Medio-Oriente successiva alla Sars, ha molto da insegnarci.
Anche a Taiwan sfruttano l’analisi dei Big Data e la geo-referenziazione per ricostruire la catena di trasmissione del Coronavirus e per tracciare persone ammalate in quarantena, contenendo l’epidemia.
In Corea del Sud, dopo l’esplosione iniziale la curva dei contagi ha già iniziato a flettere.
Finora sono morti 66 pazienti su 7800 (contro i nostri 827 morti su circa 12500 contagi).
Perché?
La Corea ha attuato una nuova strategia da cui possiamo imparare molto.
— Fabio Sabatini (@FabbioSabatini) March 12, 2020
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La Sud-Corea traccia (i malati) con la geo-localizzazione per monitorarne la quarantena (chi è sintomatico ma non sta male deve stare a casa e rispettare le regole), testa il più possibile con i tamponi e poi tratta la malattia per curare i sintomatici in grave difficoltà respiratoria.
La Sud-Corea è un modello da imitare. Soprattutto per ridurre i tassi di mortalità e letalità. Riflettiamoci.
@CastigliMirella
Epidemie, guerre, carestie…e poi ancora inquinamento, crisi economiche, terremoti….tutti eventi che non sono mai stati tanto prevedibili come in quest’epoca moderna.
Eppure ci facciamo sempre trovare impreparati, come fossero eventi lontani, che non ci toccano.
Dobbiamo convivere con i grandi cambiamenti, con le traformazioni.
L’uomo vive perché sa adattarsi e mutare con l’ambiente che lo circonda.
L’uomo sopravvive perché sa programmare.
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