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Ultima chiamata per l’Europa nell’ora più buia e nel Lunedì Nero da Coronavirus

La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen

Con i primi due contagiati a Cipro, tutta la UE è colpita dal Coronavirus. Il prezzo del petrolio crolla da giorni: il -31% di oggi è il peggior calo dall’epoca della Guerra del Golfo. La Borsa di Milano, in caduta verticale, ha vissuto un lunedì nero, toccando -11,17%, con molti titoli sospesi per eccesso di ribasso, mentre lo Spread è balzato a 227 punti. Ma Francoforte, Parigi e pure la Londra della Brexit viaggiano in profondo rosso_ -8%, mentre l’oro schizza in su (48 euro al grammo), anche Wall Street è partita in forte ribasso, con una sospensione delle contrattazioni che non si vedeva dal 2008, ai tempi della piena crisi finanziaria post Lehman Brothers. Per la prima volta l’OMS parla di minaccia di pandemia. Il MEF promette un’azione vigorosa e temporanea per evitare danni permanenti all’economia, come ha chiesto il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Anche il falco Drombovskis ha promesso un intervento imminente: l’Eurozona è pronta ad usare altri strumenti. Del resto, è chiaro a tutti: il Coronavirus non conosce frontiere, si diffonde rapidamente e uniti si vince, divisi ci si contagia e si rischia grosso. Sul fronte della salute pubblica, ma anche dell’economia e della finanza.

Vuoto ed incertezza stanno generando panico nei mercati, come dopo le torri gemelle o il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers. Da sempre l’Europa ha compiuto uno scatto d’orgoglio sull’orlo del baratro. Il “Whatever it takes” di Mario Draghi, allora Presidente della BCE, arrivò mentre lo Spread divorava le speranze degli italiani.

Intanto il crollo del traffico aereo sta mettendo in ginocchio il turismo, a causa della restrizione dei movimenti per contenere la diffusione del Coronavirus.

Ci chiediamo se sia l’ora più buia. La Germania, con bilancio in pareggio e debito basso, è il Paese con maggiori capacità e responsabilità. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il capo della BCE Lagarde, successore di Draghi, devono prendere decisioni importanti: oggi sono chiamate a fare la storia, perché – ormai è evidente a tutti – uniti si vince, divisi si perde. Le rivolte dei carcerati sui tetti degli istituti di pena italiani, le scene di panico nei supermercati a Londra, l’assalto ai treni per il Sud degli immigrati pugliesi e campani alla stazione di Milano (in Puglia sfiorano i 10mila i fuggiti dalle zone rosse, senza permesso) sono solo alcuni esempi dello scenario in cui ci stiamo muovendo.

Forse, alla fine dell’epidemia (che secondo l’OMS ormai sembra trasformarsi in pandemia e Moody’s teme che pandemia faccia rima con recessione), ci sarà un mondo pre-Covid-19 e un mondo post-Coronavirus. Adesso è l’ora di restare a casa per arginare la diffusione del virus che rischia di mettere a soqquadro il sistema sanitario nazionale (SSN), ma già domani servirà una sferzata all’economia per evitare danni consistenti e permanenti all’Italia, all’Eurozona e all’economia globale. Serve un Whatever it takes – non a parole, ma nei fatti – anche nelle scelte a Bruxelles. Fra l’altro, in Grecia, al confine con la Turchia, la crisi dei migranti è feroce e pare giunto il momento di iniziare da un comune esercito europeo, mentre la NaTO è paralizzata da uno scontro internop fra turchi e greci, per proseguire con un lancio di Eurobond (non per fare vaccate come Quota 100!), dedicato a infrastrutture – anche digitali! – europee e per una sanità UE (è l’ora di delegare sovranità a Bruxelles anche in questo settore) e per salvare le PMI in Eurozona eccetera. Winston Churchill, nell’ora più buia, promise lacrime e sangue per conseguire la vittoria. In Europa l’emergenza Coronavirus fa paura, ma proprio per questo, serve un coraggioso scatto in avanti: è l’ora della fiducia comune per dare un futuro di speranza e stabilità al Vecchio Continente. Presidente von der Leyen, ci stupisca e faccia la storia d’Europa. Noi siamo europei e la sosterremo. A qualunque costo.

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Il contagio da Coronavirus ha mostrato che il Titolo V è nudo: la sanità è nazionale, venti Regioni in ordine sparso hanno creato il caos

Milano deserta come se fosse agosto: l’impatto del Coronavirus in Lombardia, la regione locomotiva d’Italia, comporta un danno economico per l’intera Italia. Alto anche lo spread

La Borsa di Milano segna -4% dopo giorni di agonia e dopo la psicosi collettiva degli ultimi giorni, scatenata anche da una stampa irresponsabile (che urla titoli fuorvianti e spara in prima pagina fotografie inquietanti). Solo gli hotel di Milano stanno perdendo 3 milioni di euro al giorno. L’Italia ha rinviato o annullato 74 fiere, un comparto che coinvolge 200 mila aziende espositrici, 22 milioni di visitatori e un giro d’affari da 60 miliardi di euro. L’Italia, che è il quarto Paese al mondo nel settore fieristico, ha cancellato Mido, mentre il Salone del Mobile, fiore all’occhiello della Lombardia più industriosa e operosa, slitta di due mesi (anche il Giappone potrebbe rinviare Tokyo 2020, le Olimpiadi estive, mentre la Svizzera ha annullato il Salone di Ginevra). Ristoranti e Pmi, soprattutto nelle zone rosse, sono in grande affanno. Teatri e cinema chiusi nella sola Lombardia soffrono.

Aver visto il Presidente della Lombardia Fontana armeggiare con scarsa destrezza con un presidio chirurgico (proprio quelli che scarseggiano nelle farmacie e invece servirebbero per proteggere le persone immunodepresse), e poi presentarsi in videoconferenza indossandone una, non è stato il punto più basso di una settimana in cui si è toccato il fondo: non sembrava l’Allegro Chirurgo o il Governatore Mascherato a Carnevale (dopo la cancellazione del celebre evento a Venezia), bensì una Metafora del Fallimento delle Regioni. Regioni che, invece di seguire le Linee Guida dell’OMS, con una voce univoca, sono andate in ordine sparso: il Veneto ha eseguito i tamponi laddove non serviva, perfino sugli asintomatici, le Marche sono riuscite ad annunciare la chiusura delle scuole senza avere neanche un caso di contagio (e a chiuderle al primo caso), mentre la Basilicata ha promesso la quarantena ai turisti lombardo-veneti.

I maggiori Paesi al mondo hanno guardato al Coronavirus in chiave sovranazionale (essendo un’epidemia su scala globale, di un virus che circola da più settimane di quanto si pensi) e poi al governo nazionale per ottenere risposte e trovare protezione.


Chi ha dunque complicato una vicenda già di per sua natura complessa come un’epidemia da un coronavirus ignoto, sia sotto il profilo operativo che comunicativo? Il buco nero sono state le venti Regioni italiane, con Lombardia e Veneto in prima fila (ma vogliamo ricordare anche la polemica del Senatore Salvini contro la Toscana: aveva già annunciato una denuncia quando è scoppiato il caso di Codogno) e alcune istituzioni locali.

Il coronavirus ha scoperchiato uno scandalo che è sotto ai nostri occhi: un sistema così non funziona, il ruolo delle regioni va rivisto in profondità, la riforma del titolo V della Costituzione ha arrecato più danni di quanti vantaggi abbia generato.

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Il dibattito deve ripartire subito perché un’altra emergenza simile (e più grave di una quarantena di 14 giorni) potrebbe in futuro mettere a soqquadro l’ordine pubblico e l’incolumità e la sicurezza dei cittadini. Per non parlare dello Spread, balzato da 140 a 180 punti base.

In futuro potrebbero originarsi in Asia epidemie sistemiche e perfino pandemie, così come nessuno può escludere altri problemi su scala globale (che riguardino la salute, la sicurezza – anche cyber -, ambiente, per stare sui temi di più stretta attualità).

Il governo non è mai stato allarmista, avrà compiuto qualche errore, ma ha dato risposte tempestive ed efficaci, come dimostra il contenimento del contagio. Le Regioni hanno invece creato allarmismo e, negli anni, non sono state una PA efficiente, neanche sotto il profilo della PA digitale: il referendum sull’autonomia, svolto sui tablet, fu un fallimento epocale.

Pare che sia giunta l’ora di mettere mano all’obbrobrio del titolo V.

Il Veneto ha effettuato il copia e incolla del’ordinanza dell’Emilia-Romagna, come si evince dal testo.

E poi lo sapete che una fonte anni fa mi rivelò che il settore IT in housing della Regione Lombardia voleva sfidare Google, la Big Tech e la Silicon Valley sul cloud? Google e Amazon e Microsoft. Sul cloud computing. Senza avere un budget IT. E senza eSkills: senza cioè avere competenze digitali all’altezza. Pensate che solo ora la UE ha annunciato un piano per un Cloud europeo, ma mettendo sul piatto un budget IT pari a 20 miliardi di euro. Le Regioni? Tanti sprechi, inefficienze e un tanto al chilo di delirio di onnipotenza. Fate presto.

@CastigliMirella

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