
Il suicidio dei Partiti italiani, giunti allo stremo dopo il fallimento del sovranismo e dello Stato (Im)prenditore (vogliamo mettere una pietra tombale sulla Razza Padrona degli Arcuri, delle Primule Petalose, del flop Mascherine su cui indaga la procura e sui “vaccini di Zaia”, di cui non si sa chi siano i venditori – gli acquirenti e se sia stata mantenuta rigorosamente la catena del freddo?), l’implosione della Partitocrazia ha generato un fiore nel deserto: il governo Draghi. Il capolavoro politico di Berlusconi, la sua vera eredità.
Ora che il dado è tratto, il governo è finalmente operativo, ammettiamolo: Draghi, che sembrava aver usato l’impolverato Manuale Cencelli (un contentino a Casaleggio, uno a Salvini, uno a Zingaretti e uno a Di Maio e così via), si è dimostrato un ardito, ma solido architetto e un orologiaio svizzero in grado di incastrare minuti meccanismi in un catorcio che pareva prossimo alla rottamazione. Un orologiaio davvero sofisticato in grado di rendere il suo governo puntuale come l’ex governatore di Bankitalia.
Marta Cartabia alla Giustizia, Daniele Franco all’Economia, Roberto Cingolani (super esperto di robotica, Intelligenza Artificiale, AR/VR e supply chain tecnologiche e tanto altro ancotra) all’Ambiente e alla Transizione ecologica, Enrico Giovannini alle Infrastrutture (economista, statistico e accademico italiano, anche esperto di Economia Circolare), Colao (ex CEO di Vodafone, nel passaggio dai telefonini GSM agli smartphone 3G e poi LTE, ha guidato l’eroico inizio della rivoluzione Mobile) all’Innovazione rappresentano il Pentagono della manovra del governo tecnico-politico di Draghi. Inespugnabile.
Discorso a parte merita Giorgetti (in quota Lega) allo Sviluppo economico, il quale non si può muovere senza accordarsi con Orlando, Ministro PD del Lavoro. Brunetta, cui Draghi regala una seconda chance, dopo la stagione del Berlusconi IV finito con lo spread a 574 punti base e l’arrivo del governo Mario Monti, questa volta è obbligato a fare bene e a non fare brutte figure con Colao, dal cui ministero dipende. La riforma della Pubblica Amministrazione significa semplificazioni e innovazione: la PA digitale, da rendere efficiente, deve impedire ciò che è accaduto finora digitalizzare le inefficienze. I concorsi servono poi a svecchiare la PA.
Tutto il resto del governo Draghi è gestione amministrativa decisa dal Coronavirus (da debellare vaccinando tutti gli italiani), non dai titolari dei dicasteri. Anche questa volta Giorgia Meloni rischia di perdere il treno. Della storia. La sua è ferma agli anni ’20, del Secolo scorso per altro.
Oggi Draghi ha partecipato al G7 virtuale con il Presidente USA Joe Biden (Draghi ha lavorato con il ministro del Tesoro di Biden, Janet Yellen, all’epoca banchere centrale donna USA, mentre Draghi era il suo omologo europeo, Presidente della BCE). Nel discorso d’insediamento, il nuovo Primo ministro italiano ha più volte ribadito di essere atlantista ed europeista. E, per un uomo di poche parole, sottolineare un aggettivo, significa ribadire il concetto.
L’inizuio della carriera politica di Draghi coincide con la fine carriera (per quanto oggi sappiamo) di Angela Merkel, Cancelliera che ha raccolto l’eredità di Kohl e ha portato la Germania unita nel XXI secolo. Ciò apre una finestra di opportunità pazzesca per l’italiano atlantista ed europeista Draghi che, rendendo l’euro irreversibile con il famoso “Whatever It takes”, ma soprattutto facendo seguire i fatti alle parole, si è conquistato la fama di duro. Ricordiamo che l’Unione europea della Presidente von der Leyen, politica plasmata da Merkel, ha firmato un controverso accordo con la Cina, il Paese che – insieme alla Russia di Putin – compra più auto tedesche di alta gamma al mondo.
Il discorso di Draghi è stato molto affilato sia con la Cina che con la Russia, additando i diritti umani e civili come terreno di scontro di valori fra atlantisti/europeisti vs. coloro che non rispettano tali diritti. Draghi potrebbe dismettere gli accordi sul 5G con Huawei passando alla connettività di ultima generazione di Ericsson e Nokia? Vedremo. Ma l’atlantista potrebbe diventare la spina nel fianco della Germania che non ha aspettato l’insediamento di Biden, come espressamente richiesto dal Vice di Obama, per siglare l’accordo UE con la Cina. E così si capisce anche l’entusiasta tweet di Biden all’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, nel cuore dell’Eurozona, dove Lagarde è – come Macron – troppo prona agli interessi tedeschi. Chissò che Draghi non intensifichi l’asse con Francia e Spagna per costringere la Germania a scendere dal piedistallo in cui il suo maxi PIL l’ha messa. A quel punto si riaprirebbero tanti tavoli. E i giochi sono appena iniziati.
Il governo Draghi sarà dunque efficace, soprattutto in ambito europeo, ma anche in Italia. Fino ad aprile il Parlamento sarà lo zerbino del Presidente. I parlamentari che hanno già dato la fiducia voteranno tutti gli ottimi provvedimenti, per ottenere il semaforo verde ai progetti del Ricovery Fund/ Next Generation EU. Altrimenti s’impenna lo spread. E gli imprenditori non possono permetter(se)lo.
Fino a giugno i partiti fanno tutto ciò che decide il governo Draghi per accedere alle tranche del Recovery Plan.
Nel semestre bianco i parlamentari faranno tutto ciò che dice il Premier perché non possono minacciare più capricciose crisi di governo fino all’epifania.
SE la crescita dell’Italia sarà da Miracolo Economico (come nel boom degli anni ’60) o addirittura a doppia cifra, avverrà l’irresistibile ascesa di Draghi al Colle. La sua acclamazione al Quirinale, dopo aver reso la PA efficiente e digitale e la Giustizia civile veloce (per attrarre gli investimenti stranieri), sarà il completamento di questa stabilizzazione italiana.
In ogni caso, salvo cigni neri, la carriera di Giorgia Meloni, madre, cristiana, iper-nazionalista, finisce su un binario morto.