Il Governo Draghi è un governo atlantista ed europeista. Ma soprattutto è l’ostacolo insormontabile al ritorno dei sovranisti al governo almeno finché Biden sarà Presidente degli USA
Il suicidio dei Partiti italiani, giunti allo stremo dopo il fallimento del sovranismo e dello Stato (Im)prenditore (vogliamo mettere una pietra tombale sulla Razza Padrona degli Arcuri, delle Primule Petalose, del flop Mascherine su cui indaga la procura e sui “vaccini di Zaia”, di cui non si sa chi siano i venditori – gli acquirenti e se sia stata mantenuta rigorosamente la catena del freddo?), l’implosione della Partitocrazia ha generato un fiore nel deserto: il governo Draghi. Il capolavoro politico di Berlusconi, la sua vera eredità.
Ora che il dado è tratto, il governo è finalmente operativo, ammettiamolo: Draghi, che sembrava aver usato l’impolverato Manuale Cencelli (un contentino a Casaleggio, uno a Salvini, uno a Zingaretti e uno a Di Maio e così via), si è dimostrato un ardito, ma solido architetto e un orologiaio svizzero in grado di incastrare minuti meccanismi in un catorcio che pareva prossimo alla rottamazione. Un orologiaio davvero sofisticato in grado di rendere il suo governo puntuale come l’ex governatore di Bankitalia.
Marta Cartabia alla Giustizia, Daniele Franco all’Economia, Roberto Cingolani (super esperto di robotica, Intelligenza Artificiale, AR/VR e supply chain tecnologiche e tanto altro ancotra) all’Ambiente e alla Transizione ecologica, Enrico Giovannini alle Infrastrutture (economista, statistico e accademico italiano, anche esperto di Economia Circolare), Colao (ex CEO di Vodafone, nel passaggio dai telefonini GSM agli smartphone 3G e poi LTE, ha guidato l’eroico inizio della rivoluzione Mobile) all’Innovazione rappresentano il Pentagono della manovra del governo tecnico-politico di Draghi. Inespugnabile.
Discorso a parte merita Giorgetti (in quota Lega) allo Sviluppo economico, il quale non si può muovere senza accordarsi con Orlando, Ministro PD del Lavoro. Brunetta, cui Draghi regala una seconda chance, dopo la stagione del Berlusconi IV finito con lo spread a 574 punti base e l’arrivo del governo Mario Monti, questa volta è obbligato a fare bene e a non fare brutte figure con Colao, dal cui ministero dipende. La riforma della Pubblica Amministrazione significa semplificazioni e innovazione: la PA digitale, da rendere efficiente, deve impedire ciò che è accaduto finora digitalizzare le inefficienze. I concorsi servono poi a svecchiare la PA.
Tutto il resto del governo Draghi è gestione amministrativa decisa dal Coronavirus (da debellare vaccinando tutti gli italiani), non dai titolari dei dicasteri. Anche questa volta Giorgia Meloni rischia di perdere il treno. Della storia. La sua è ferma agli anni ’20, del Secolo scorso per altro.
Oggi Draghi ha partecipato al G7 virtuale con il Presidente USA Joe Biden (Draghi ha lavorato con il ministro del Tesoro di Biden, Janet Yellen, all’epoca banchere centrale donna USA, mentre Draghi era il suo omologo europeo, Presidente della BCE). Nel discorso d’insediamento, il nuovo Primo ministro italiano ha più volte ribadito di essere atlantista ed europeista. E, per un uomo di poche parole, sottolineare un aggettivo, significa ribadire il concetto.
L’inizuio della carriera politica di Draghi coincide con la fine carriera (per quanto oggi sappiamo) di Angela Merkel, Cancelliera che ha raccolto l’eredità di Kohl e ha portato la Germania unita nel XXI secolo. Ciò apre una finestra di opportunità pazzesca per l’italiano atlantista ed europeista Draghi che, rendendo l’euro irreversibile con il famoso “Whatever It takes”, ma soprattutto facendo seguire i fatti alle parole, si è conquistato la fama di duro. Ricordiamo che l’Unione europea della Presidente von der Leyen, politica plasmata da Merkel, ha firmato un controverso accordo con la Cina, il Paese che – insieme alla Russia di Putin – compra più auto tedesche di alta gamma al mondo.
Il discorso di Draghi è stato molto affilato sia con la Cina che con la Russia, additando i diritti umani e civili come terreno di scontro di valori fra atlantisti/europeisti vs. coloro che non rispettano tali diritti. Draghi potrebbe dismettere gli accordi sul 5G con Huawei passando alla connettività di ultima generazione di Ericsson e Nokia? Vedremo. Ma l’atlantista potrebbe diventare la spina nel fianco della Germania che non ha aspettato l’insediamento di Biden, come espressamente richiesto dal Vice di Obama, per siglare l’accordo UE con la Cina. E così si capisce anche l’entusiasta tweet di Biden all’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, nel cuore dell’Eurozona, dove Lagarde è – come Macron – troppo prona agli interessi tedeschi. Chissò che Draghi non intensifichi l’asse con Francia e Spagna per costringere la Germania a scendere dal piedistallo in cui il suo maxi PIL l’ha messa. A quel punto si riaprirebbero tanti tavoli. E i giochi sono appena iniziati.
Il governo Draghi sarà dunque efficace, soprattutto in ambito europeo, ma anche in Italia. Fino ad aprile il Parlamento sarà lo zerbino del Presidente. I parlamentari che hanno già dato la fiducia voteranno tutti gli ottimi provvedimenti, per ottenere il semaforo verde ai progetti del Ricovery Fund/ Next Generation EU. Altrimenti s’impenna lo spread. E gli imprenditori non possono permetter(se)lo.
Fino a giugno i partiti fanno tutto ciò che decide il governo Draghi per accedere alle tranche del Recovery Plan.
Nel semestre bianco i parlamentari faranno tutto ciò che dice il Premier perché non possono minacciare più capricciose crisi di governo fino all’epifania.
SE la crescita dell’Italia sarà da Miracolo Economico (come nel boom degli anni ’60) o addirittura a doppia cifra, avverrà l’irresistibile ascesa di Draghi al Colle. La sua acclamazione al Quirinale, dopo aver reso la PA efficiente e digitale e la Giustizia civile veloce (per attrarre gli investimenti stranieri), sarà il completamento di questa stabilizzazione italiana.
In ogni caso, salvo cigni neri, la carriera di Giorgia Meloni, madre, cristiana, iper-nazionalista, finisce su un binario morto.
L’unità nazionale non è un’opzione, ma un dovere. La sovranità è europea, noi cediamo sovranità alla UE per portare più Italia, non meno nel mondo
Nei 50 minuti di discorso per la fiducia in Parlamento, il Presidente incaricato Mario Draghi, ex Presidente della BCE e in precedenza di Banca d’Italia, ha enfatizzato una serie di parole chiave in cui ha citato Cavour e Papa Francesco, oltre alla Commissione Visentin che riformò il fisco dell’epoca, risalente alla riforma Vanoni. Le keyword di questo splendido discorso sono: europeismo, atlantismo, Next Generation EU, euro, giovani, donne, responsabilità, green, digitale, sostenibilità, concorrenza, futuro, produttività, competitività, vaccini, transizione ecologica, meritocrazia, disuguaglianze, ascensore sociale, scuola, trasformazione digitale, risorse, Indice Gini, debito (buono vs. debito cattivo).
Il primo pensiero del governo Draghi è quello di combattere la pandemia salvando le vite di tutti i cittadini, vaccinando tutta la popolazione in tempi brevi, nei luoghi esistenti (senza aspettare inutilmente costose Primule “petalose”). Nessun darwinismo sociale: gli amici iper-liberisti vorrebbero la politica del “tutto aperto”, sacrificando gli anziani improduttivi, il governo Draghi seguirà il metodo Conte, adottato anche da Merkel e Macron, delle chiusure delle zone rosse, migliorando però l’aspetto della comunicazione delle tempistiche e usando con maggior raziocinio lo strumento dei ristori. Il “momento empatia”, sempre nel solco della razionalità e della sobrietà, s’è incarnato nella formulazione del commosso ricordo di chi non c’è più. Draghi ha rivolto un pensiero a tutti coloro che soffrono per la crisi economica dovuta ai lockdown e alle necessarie zone rosse.
L’altro “momento empatia” si è rivelato quando Mario Draghi ha espresso l’emozione (così intensa) e la responsabilità (così sentita) di ricevere l’incarico dal Presidente Mattarella. Draghi ha ringraziato l’ex presidente del Consiglio, defenestrato da Renzi, Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza epocale, mai prima accaduta dall’Unità d’Italia. L’unica stoccata per Conte, dal cui esecutivo eredita 9 ministri su 23 (di cui sette del Conte Bis), è quando il nuovo Presidente incaricato ha sostenuto che il tempo del potere può essere sprecato nella tentazione di conservarlo: il grave errore di Conte è stata l’eccessiva lentezza e timidezza nel varare le riforme giuste, invece di aggredire i problemi (le imprese-zombie o Zombie-Economics su tutti) per tempo, impedendo che si incancrenissero, forse per (ed è la non tanto velata accusa di Draghi) conservare il potere acquisito. Ed è qui che il discorso di Mario Draghi si fa alto, invocando lo spirito repubblicano. Della Repubblica italiana nata dalla lotta partigiana contro il nazi-fascismo, dai sacrifici di una generazione che ha dato la vita per fondare la Repubblica del dopo-guerra, quella del Miracolo economico. Draghi ha detto al Parlamento più euroscettico degli ultimi quarant’anni che dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano allo sviluppo dell’Unione europea UE), che ci ha regalato decenni di benessere e soprattutto di pace dalla fine della II Guerra Mondiale nel 1945 fino ad oggi. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. Noi italiani stiamo cedendo sovranità all’Europa per guadagnare prosperità, pace e giustizia (meritocrazia, concorrenza, servizi digitali evoluti, un ambiente più sano e un’economia più solida: green, digitale e sostenibile, le tre parole d’ordine di Next Generation EU). E in questo spirito repubblicano, Draghi ci ha ricordato il dovere civico di cittadinanza: è l’ora della fiducia, riscatto civico e morale, fratellanza nazionale per la ricostruzione. Come fu per i nostri nonni o genitori che, sgombrate le macerie (anche ideologiche) di Europa Anno Zero, si rimboccarono le maniche e con la voglia di riscatto ricostruirono il Paese, devastato dal fascismo, dalla perdita della libertà, dalla guerra mondiale, sognando una nuova Europa inclusiva, unita, forte, in grado di difendersi dalle potenze straniere e dalle minacce interne.
Il governo Draghi nasce per battere la pandemia con le vaccinazioni di massa, mettere in sicurezza le istituzioni insieme a salvare l’economia, promuovere il capitale umano, evitando che i giovani siano costretti ad emigrare, e la parità di genere. Ogni spreco è un torto ai giovani e una sottrazione ai loro diritti. Gli adulti non devono essere egoisti: qui ha fatto un severo appunto alla sua generazione che adesso deve raccogliere il testimone da chi li ha preceduti per ricostruire il Paese con una visione lungimirante (basta veduta corta, come già ammoniva Tommaso Padoa-Schioppa! E, a proposito del compianto TPS, quanto Prodi c’è in questo discorso di altissimo profilo!).
Atlantismo, multilateralismo, irreversibilità dell’euro, bilancio pubblico comune. Gli stati cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa dentro l’Unione europea, la nostra casa comune. E qui Draghi ha dato uno schiaffo a tutti i No Euro che hanno inquinato i pozzi in questi ultimi decenni, vantando una presunta ma fasulla felicità dei tempi della Lira, quando l’Italia era il Paese più corrotto d’Europa (Draghi fu colui che smantellò l’IRI e la voragine di debiti di quella galassia della Razza Padrona), esportava svalutando la Lira ed accumulando deficit a doppia cifra e debito e facendo dilagare inefficienze e corruzione. No, gli anni ’80 non furono felici, ma la tomba della sovranità. Qui di sovrano c’è rimasto solo un immenso debito, il terzo al mondo che sfiora il 160% del PIL. Adesso bisogna davvero voltare pagina e per i giovani che quel debito erediteranno e dovranno renderlo sostenibile, con un’economia produttiva e competitiva. Draghi passerà alla storia anche per l’autocritica generazionale: si chiede se la sua generazione stia facendo per figli e nipoti quello che i padri e nonni hanno fatto sacrificandosi durante il dopoguerra ponendo le basi per il boom economico degli anni ’60.
La crisi del Covid ha generato il declino dei contratti a termine, delle Partite IVA e del lavoro femminile: infatti le Zombie-Economics drenano risorse, ipotecando il futuro dei giovani e delle donne, le grandi vittime della pandemia, insieme ai malati.
L’indice Gini è aumentato di 4 punti percentuali. Le reti di protezione (Cassa integrazione e RdC) hanno impedito che aumentasse di più, ma tali reti sono troppo squilibrate. A pagare il salatissimo costo della crisi sono infatti le Partite Iva, le donne e i giovani, rimasti privi della protezione e abbandonati all’irrilevanza.
La scuola è una priorità. La didattica a distanza (DAD) ha mantenuto la continuità della didattica, ma ha accentuato ed allargato le disuguaglianze.
Nella società serve anche una transizione culturale con percorsi educativi che innestino competenze STEM con quelle umanistiche e linguistiche. Agli Istituti tecnici (anche superiori), pilastro dell’industria tedesca e nord-europea, saranno elargiti 20 volte gli investimenti pre-pandemia, per rafforzare le competenze dei futuri lavoratori di Industria e Impresa 4.0 e della manifattura italiana.
Le università italiane devono promuovere la ricerca di eccellenza. Entriamo in un mondo postCovid, dove climate change e rischi idrogeologici, tanto per citare due problematiche di forte impatto, rappresentano una immane sfida poliedrica che richiede l’impegno dei professionisti migliori.
Deve anche cambiare il modello di turismo nell’era postcovid preservando l’ambiente e le città d’arte. Bisogna cambiare le attività economiche, entrando nell’era green – digitale e sostenibile, per affrontare le nuove sfide che ci aspettano.
Sette milioni di lavoratori hanno ottenuto misure di protezione attraverso il programma europeo Sure, ma a pagare la crisi economica, la peggiore dal dopoguerra, sono stati i lavoratori autonomi, le donne e i giovani.
Il divario di genere (sia Gender Gap che Gender Pay Gap) è devastante. Anche il divario salariale e l’impossibilità a mandare in frantumi il soffitto di cristallo (che impedisce alle donne di raggiungere posizioni apicali nelle professioni) rappresentano problemi enormi, le quote rosa non bastano. Serve un nuovo welfare per aiutare le donne a conciliare famiglia e lavoro, impedendo loro di abbandonare il lavoro alla nascita del primo figlio.
Il governo Draghi rafforzerà il Programma di ripresa e resilienza del governo Conte. Ma bisogna creare nuove attività sostenibili. Dobbiamo lasciare in eredità ai figli non solo un buon pianeta e non solo buona moneta.
Una nota curiosa: Draghi, emozionato, parlando di pandemia, sbaglia i numeri della terapia intensiva (dice 2 milioni invece di 2 mila), ma se l’uomo dei numeri e della competenza sbaglia forse è perché sa che ogni anno Italia paga interessi enormi sul debito che ci impediscono di avere abbastanza ICU per salvare tutti dalla pandemia…
Ed è allora che Draghi afferma che bisogna rafforzare la sanità territoriale e la telemedicina con presidi di comunità, per fornire servizi sanitari di livello europeo a tutti, senza più turismo sanitario ed altre follie innescate dal Titolo V.
Per battere la pandemia e smettere di sprecare risorse preziose nei ristori, dobbiamo mobilitare tutti i volontari (il terzo settore da riformare), la protezione civile, le Forze armate per vaccinare la popolazione italiana ovunque sia possibile, uscendo dalla ristretta cerchia degli ospedali autorizzati come per i tamponi. I vaccini sono la priorità per tornare a vivere e far ripartire l’economia.
Capitolo riforme, senza le quali Next Generation Eu verrebbe sprecato, e anzi sarebbe impossibile: riforma PA, da rendere efficiente, concorrenza, certezza delle norme per attrarre investimenti stranieri. RiformaPA: bene smartworking, ma va affrontato lo smaltimento degli arretrati e le urgenze. L’Italia necessita di piattaforme efficienti e digitali che avvicinino PA e cittadini.
La riforma del fisco deve avvenire replicando la Commissione Visentin: bisogna rivedere l’ordinamento complessivo, non una tassa alla volta, è giunta l’ora di ridisegnare il sistema tributario per stabilire ed offrire opportunità, certezze, priorità. Serve una revisione profonda dell’Irpef all’insegna della progressività come prevede la Costituzione.
La giustizia deve essere veloce, le norme certe e la repressione della corruzione è priorità.
Sul fronte migrazioni, servono equilibrio fra solidarietà e Paesi di primo ingresso: sono necessari i rimpatri dei migranti non aventi diritto, ma va offerta protezione ai rifugiati.
Le migliori risorse devono essere coinvolte per generare benessere, per garantire legalità e offrire sicurezza.
Bisogna attrarre investimenti privati per dare lavoro e allargare la torta ed invertire il declino demografico.
Il pubblico non può fare tutto. Il settore privato deve portare nel pubblico non solo finanziamenti, ma soprattutto competenza e innovazione, nel rispetto dei costi (che non devono lievitare allungando i tempi degli appalti).
Il governo Draghi conferma orientamento del governo uscente, il governo Conte: trasformazione digitale, la transizione ecologica, superare il gender gap, portare la banda larga e il 5G, costruire reti energetiche e reti di distribuzione di idrogeno e colonnine nell’era delle auto elettriche. Dovremmo dire che vogliamo arrivare agli obiettiviUE del 2026, 2030 e 2050.
In politica estera, le parole d’ordine sono: europeismo, atlantismo, UE e Onu, multilateralismo efficace. Attenzione per i Balcani, Mediterraneo allargato (Libia) e Africa. Rapporto strategico con Francia e Germania, ma anche Spagna, Grecia, Malta e Cipro. Dentro l’asse franco-tedesco, le imprese tricolore potrebbero assumere un nuovo ruolo nei nuovi progetti europei che il ministro francese Le Maire definisce come “creazione di nuove catene del valore“. Dialogo con Turchia e Russia, ma attenzione ai diritti umani e civili. Tema scottante anche con la Cina.
La presidenza italiana del G20 ruoterà intorno a tre pilastri: people, planet, prosperity. La ripresa sarà green, digitale e sostenibile. Serve un sostegno convinto del Parlamento per fare bene. Draghi auspica uno spirito repubblicano, un vibrante spirito di sacrificio (dal sapore churchilliano), per tornare più forti. Questo discorso rimarrà nella storia per la lungimiranza verso i giovani e le donne, l’Unità d’Italia che non è un’opzione ma un dovere. Amore per l’Italia che, con Next Gerneration EU, può tornare prospera, atlantista e inclusiva dentro la cornice europea.