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Climate Change al WEF di Davos: Servono più tecnologia e più investimenti in startup per le energie sostenibili, non solo più alberi

I grandi della finanza e i big della politica si riuniscono ogni anno a Davos, dove si tiene il World Economic Forum: tema centrale del WEF 2020 sono i Climate Change

Il muro contro muro fra la giovane ambientalista Greta Thunberg (diventata famosa per gli scioperi per il clima, i #FridaysForFuture) e il Presidente degli Stati Uniti Trump (che ha definito gli ambientalisti “profeti di sventura“) impedisce di capire cosa sta avvenendo al World Economic Forum (WEF 2020) di Davos, la piccola cittadina svizzera dove i big della finanza e i grandi della Terra convergono da giorni per discutere sui temi più scottanti: quest’anno, al centro dell’appuntamento elvetico sono i cambiamenti climatici.

Tutti parlano di Climate Change, ma poco si fa, ha denunciato Greta Thunberg, mentre il Presidente Trump, fra una minaccia al mercato Automotive europeo (nel mirino dei famigerati dazi) e un insulto agli ambientalisti, stigmatizzati come profeti di sventura, ha promesso mille miliardi di alberi per strizzare l’occhio ai Paperoni del mondo, troppo inclini a credere alla paura dell’apocalisse climatica e dunque a cedere alle richieste degli ecologisti radicali che porterebbero l’occidente in recessione.

Come spesso accade, in medium stat virtus. I Climate Change non sono una bufala, ma bisogna rimanere coi piedi per terra. Il passaggio all’auto elettrica si preannuncia come una transizione epocale: primo, perché il settore dell’Auto è uno di quelli che offre maggiore occupazione, mentre l’auto elettrica rappresenta una disruption tecnologica e non solo, con una filiera diversa e più corta, ma soprattutto con minore occupati rispetto ad oggi. Le electric cars richiedono un’inferiore forza lavoro, ma sono energivore: Paesi come l’Italia ad elevata bolletta energetica e che usano i combustibili fossili per creare elettricità (e non il nucleare) potrebbero trovarsi fortemente svantaggiata.

Ma in una società energivora, bisogna pensare a come produrre energia in maniera sostenibile. Oltre a continuare a studiare la fusione fredda (anche Google non è riuscita a replicare i controversi risultati di Fleischmann e Pons, respinti dalla gran parte della comunità scientifica internazionale), il mondo della scienza si concentra sull’uso dell’idrogeno per un’energia sostenibile, sul mix energetico e sull’innovazione. Vediamo a che punto siamo.

L’Europa ha lanciato di recente la Hydrogen Initiative, anche con il contributo dell’Italia, una strategia che impegna gli Stati aderenti a proseguire la ricerca e gli investimenti nella produzione e nell’uso dell’idrogeno: la consultazione sull’European Partnership for Clean Hydrogen dimostra le potenzialità dell’idrogeno: parliamo di 270 miliardi di metri cubi da immettere nelle infrastrutture esistenti, in grado di mettere l’Europa, che ha appena varato il Green Deal da un trilione di euro, nelle condizioni di tagliare drasticamente, se non azzerare, le emissioni di Co2 nel 2050, risparmiando 217 miliardi di euro l’anno di costi per i consumatori finali (famiglie e imprese). 

Il Green Deal dell’Unione europea rappresenta una grande opportunità: 1.000 miliardi in dieci anni (centinaia di milioni di euro solo per l’Italia) da investire nella transizione verde, nell’R&D eccetera: per un’Europa ad emissioni zero. Un piano molto ambizioso con grandi promesse ed altrettanto grandi incognite.

Ma il mondo della tecnologia cosa fa nel frattempo? La Silicon Valley è stata la prima a credere nel Green IT e a rendere le multinazionali dell’hi-tech più sostenibili possibili. Ma la Silicon Valley è tanto verde quanto energivora. I nostri dispositivi elettronici richiedono batterie più performanti e a minor consumo energetico, per essere davvero sostenibili.

Ecco, Bill Gates, il filantropo, co-fondatore di Microsoft, non è certamente un profeta di sventura, ma sta investendo in tecnologie promettenti: le mini centrali nucleari con i reattori tascabili, che generano minori preoccupazioni rispetto alle obsolete centrali atomiche; investe nella startup Heliogen ad energia solare per produrre calore da usare immediatamente e direttamente, ma soprattutto come sistema per ottenere idrogeno dall’acqua e quindi immagazzinare energia (un impianto solare termodinamico in cui la radiazione solare viene sfruttata per generare calore tramite specchi mobili che, grazie a minime e sofisticate variazioni di inclinazione più volte al secondo, avrebbero prodotto l’incremento della temperatura massima raggiunta fino all’attuale record superiore ai 1000°C, ma promette la soglia dei 1500 gradi Celsius); infine, l’investimento in startup per lo stoccaggio dell’anidride carbonica (l’idea è che se non si può ridurre la CO2, non resta che catturarla e metterla sottoterra…).

Insomma, nessun profeta di sventura, nessuna cupa e oscura minaccia apocalittica, ma tanta scienza (e nessuna magia). Basta fake news sul clima: i Climate Change son in atto e rappresentano una sfida ed un’opportunità. Bisogna coglierla per scongiurare le crisi climatiche, alla base di tante crisi economiche e migratorie. Come avrebbe detto il precedente Presidente USA, Barack Obama: yes, we can. Basta crederci. Ed investire. Nessuno vuole causare una catastrofica frenata dell’economia, ma anzi investire nel futuro farà crescere il PIL e non la CO2. Più alberi è un punto di partenza, ma poi servono più investimenti in tecnologie per generare energia sostenibile e tagliare le emissioni di anidride carbonica. Al WEF 2020 di Davos si sta formando una nuova leadership responsabile, che scommette nell’economia circolare e nel fuuturo.

Del resto, il messaggio più forte è giunto nei giorni scorsi da BlackRock, il più importante fondo pensioni americano: la lettera di Larry Fink ai CEO è stata lapidaria, visto che il  “rischio climatico significa rischio d’investimento”, e il capo di BlackRock ha illustrato che “Cosa succederà ai mutui trentennali – un tassello chiave della finanza – se chi li eroga non è in grado di stimare l’impatto del rischio climatico su un arco di tempo tanto lungo, e se non sussistono opportunità di mercato per le assicurazioni contro incendi o inondazioni nelle aree interessate? Che accadrà all’inflazione, e di conseguenza ai tassi d’interesse, se il costo del cibo aumentasse a causa di siccità e inondazioni?”. 

Oggi la difesa dell’ambiente e dei diritti e dignità delle comunità umane non sono più solo questione di etica, bensì costituiscono un criterio fondamentale per poter finanziare tutte le operazioni economiche e le attività delle imprese. La finanza batte la politica dieci a zero. Ora tocca a noi.

Mirella Castigli di Scenari Digitali (https://twitter.com/CastigliMirella)

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Esoscheletri, Wearable tech, 5G e Intelligenza artificiale (IA): come cambia la sanità nell’era digitale

La robotica indossabile è fra le tecnologie riabilitative della sanità del futuro

La sanità italiana è la quarta al mondo per efficienza, ma già nel 2016 la spesa sanitaria (fra pubblico e privato) si collocava solo al dodicesimo posto su 28 paesi dell’Unione Europea (UE), rappresentando l’8,9% del PIL tricolore.

Nel 2016, secondo i dati Eurostat, l’Italia spendeva in servizi sanitari il 68% in meno della Germania, il 47% in meno della Francia e il 19% in meno del Regno Unito. In realtà, dal 2000 al 2016, la spesa sanitaria corrente è aumentata, mentre è sceso il finanziamento del Sistema sanitario nazionale (SSN).

Ma in un Paese come l’Italia – che sta invecchiando a passi da gigante e che sta entrando nel cosiddetto “inverno demografico” (dal momento che le morti superano le nascite) – crescono e cambiano le esigenze dei cittadini, e soprattutto evolvono le offerte del mercato digitale (sempre più ricche e performanti) e le richieste dei pazienti nell’era della Sanità Digitale.

L’Healthcare sta entrando nella nuova era dell’IT: grazie all’introduzione della robotica indossabile (un esempio per tutti: gli esoscheletri – che stanno alleviando la fatica degli operai di Industria 4.0 nelle fabbriche più moderne – sono usati nella riabilitazione o al posto delle carrozzine, che comunque diventano sempre più smart), alla tecnologia indossabile (Wearable tech come gli smartwatch), al 5G (che permette a un chirurgo di operare a distanza: è già stato testato in Cina con un’operazione a 3mila Km di distanza fra chirurgo e paziente, ma un analogo progetto è nato anche in Italia dalla collaborazione tra Vodafone, l’Istituto italiano di tecnologia e l’Ospedale San Raffaele eccetera), e all’Intelligenza artificiale (un nome per tutti: IBM Watson Health che sta trasformando il settore sanitario grazie ai big data e all’analisi rapida e profonda degli insight cognitive).

Partiamo dalla Wearable Tech, un mercato in crescita del 94.6% (fonte: Idc, terzo trimestre 2019), dominato da Apple con il suo Watch, seguita dalla cinese Xiaomi, dalla sud-coreana Samsung, e a chiudere la magica cinquina, la cinese Huawei e l’americana Fitbit (acquisita nel 2019 per 2,1 miliardi da Alphabet, la capofila di Google, che ha appena superato la valutazione di un trilione di dollari in Borsa). Pochi giorni fa il Ceo di Apple, Tim Cook, ha raccontato del caso del brasiliano Jorge Freire che, grazie a un’app installata sul proprio Apple Watch, ha scoperto di avere in corso una tachicardia costante che durava da oltre dieci minuti: grazie allo smartwatch, l’utente si è salvato da un possibile infarto. E non era la prima volta. La Wearable Tech, anche grazie ad applicazioni sempre più performanti e all’integrazione con gli assistenti vocali, ricoprirà un ruolo crescente nel monitoraggio dei pazienti a distanza, riuscendo a salvare persone in difficoltà quando i dati sanitari segnalano ai medici anomalie improvvise nel battito cardiaco e non solo.

Un altro ambito dalle forti potenzialità è quello della robotica indossabile: gli esoscheletri, oggi impiegati nell’Industria 4.0 per ridurre la fatica del lavoro e la gravosità di alcune mansioni, tagliare drasticamente i carichi posturali eccetera, ecco, questi dispositivi di assistenza indossabili e intelligenti potrebbero essere utilizzati anche in sanità: i pazienti oggi disabili, dalla nascita e non, possono tornare in posizione eretta grazie all’esoscheletro che può “camminare al posto loro” e possono sostituire la carrozzina, uno strumento che ha dimostrato tutti i suoi limiti a causa delle barriere architettoniche cittadine (solo a Firenze, settimana scorsa, è deceduto un ragazzo disabile in carrozzina a causa delle buche stradali: con l’esoscheletro avrebbe evitato la caduta che ne ha causato la morte). L’esoscheletro Body Extender è sviluppato dal Perceptual Robotics Laboratory della Scuola Sant’Anna di Pisa, mentre in sanità si sta usando l’esoscheletro Hal. La spesa globale in robot e droni crescerà del 17,1% nel 2020, secondo le previsioni targate IDC, raggiungendo i 128,7 miliardi di dollari. Nel 2023, la spesa salirà a 241,4 miliardi di dollari (+19,8%). La crescita più consistente spetta ai sistemi robotizzati, quella più rapida ai droni. 

Il 5G meriterebbe un capitolo a parte: basta pensare alle promesse dello standard di telefonia nella telemedicina e perfino nella chirurgia a distanza: i test condotti da Tim, Vodafone e Huawei ne hanno già esemplificato le potenzialità future. L’healthcare tramite il 5G è il futuro della sanità più evoluta: senza dubbio accorcerà le distanze fra medici – e luminari di alcune branche della medicina – e i loro pazienti. I “viaggi della salute” non avranno più senso, se un chirurgo può operare a migliaia di Km di distanza.

Sventare un infarto, far tornare a “camminare” un disabile, operare un paziente oltreoceano: sono solo alcuni degli esempi dell’impiego della tecnologia in ambito sanitario. Ancora più promettente è l’intelligenza artificiale (IA) – in inglese: artificial intelligence (AI) – nella medicina. L’AI offre ai decision maker nuovi strumenti predittivi altamente performanti: Ibm Watson Health è stata in grado di ottenere risultati dove la scienza umana aveva fallito in precedenza. Il mercato dell’AI, cognitive e Machine Learnig raggiungerà nel 2022, a livello globale, quota 77,6 miliardi di dollari, più di tre volte il valore di mercato previsto per il 2018. L’intelligenza artificiale nell’healthcare sta infatti portando a progressi stupefacenti nel miglioramento dei modelli di patient care, nella cura delle malattie, nella diagnosi precoce e nella ricerca.

In questo articolo ho illustrato solo una piccola gamma di nuove opportunità che i progressi della medicina sono in grado di offrire. Le potenzialità sono enormi, ma non bisogna sottovalutare l’impatto delle tecnologie nella spesa pubblica: alla conferenza annuale di J.P. Morgan, Ibm ha spiegato che attualmente l’80% dei costi della sanità vengono assorbiti dal 20% dei pazienti. Parliamo di pazienti ad “alto costo” che cioè necessitano di un’assistenza sanitaria assidua e di livello elevato, che richiedono inoltre una gestione puntuale ed accurata dei processi di assistenza. 

La sanità italiana, che quest’anno riceve in dote più due miliardi dal governo Conte 2, riuscirà a stare al passo delle sfide tecnologiche in atto nel settore medico? Sicuramente servirà una spending review mirata, laddove necessario, per ridurre gli sprechi e al contempo per aumentare il budget IT da dedicare all’healthcare più efficace sul mercato oggi.

Mirella Castigli https://twitter.com/castiglimirella

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